Il Teatro Vecchio

L’edificio del Teatro Vecchio si intreccia alla storia delle Scuderie, entrando a farne parte una volta perduta la funzione di teatro.

Il Teatro dei Comici, in seguito chiamato Teatro Vecchio, è un edificio preesistente al complesso delle Scuderie.

Nel 1567 viene proposto al Duca Guglielmo di allestire un locale per le rappresentazioni cui potessero accedere a pagamento i cittadini, non avendo a disposizione un teatro per le commedie. Questo teatro è presente nella pianta del Bertazzolo al n.81, col nome di “Scena Publica”, oltre al teatro di Corte. E’ quel Teatro dei Comici che, dopo il 1733 (anno in cui verrà terminata la costruzione del Teatro Grande del Bibiena), verrà comunemente chiamato “Teatro Vecchio”.

Non si conosce con certezza quando e per conto di chi venne costruito il Teatro dei Comici, ma l’ubicazione nell’ambito della Reggia fa supporre che l’iniziativa fosse di tipo ducale, anche perché fu collegato direttamente con l’appartamento dello Stivale (Rustica), attraverso un “corridore” (corridoio) coperto. L’ingresso era dall’attuale Via Teatro Vecchio e disponeva di platea, orchestra, camerini sotto il palco.

Il Teatro dei Comici fu oggetto di numerose manutenzioni, anche perché gli apparati interni erano pressoché totalmente in legno, soggetti quindi ad incendi ed usura. Un’intervento di rifacimento del tetto e di sopraelevazione dei muri dello scenario è documentato intorno al 1714.

Nel 1688, Salomon Vitta detto Meletto si offrì di sostenere l’onere di una trasformazione radicale ed il Duca Ferdinando Carlo diede il permesso, rispettando alcune condizioni. La ricostruzione del Teatro fu affidata a Fabrizio Carini Motta, nominato architetto ducale nel 1675, e autore di un trattato sui teatri. Egli lo ricostruì seguendo i dettami del tempo che volevano palchetti divisi, con diversi ordini, uno sopra l’altro, ma indipendenti l’uno dall’altro, con tramezze e ingresso separato, per dare libertà ad ognuno degli occupanti. Tale aspetto rimase fino al rinnovo del 1755, eseguito dal pittore Giovanni Cadioli.

In una relazione del Cadioli si legge una minuziosa descrizione corredata da due piante: la platea rettangolare ospitava ventidue file di banchi composti da centotrenta sedili separati da tramezze e numerati. L’orchestra aveva il suo parapetto ligneo a sperone da cui due porte conducevano sotto il palco. Ogni piano era composto di sedici palchetti con parapetto dipinto e dotati di chiave, distribuiti in cinque ordini. Il palchetto sopra l’ingresso della platea era riservato al governo e rifinito con tessuti preziosi e cornici dorate.

Durante il sec.XVIII il Teatro venne più volte restaurato, pur mantenendo inalterata la sua struttura. Il Teatro dei Comici possedeva già tutti gli elementi architettonici e tecnici che caratterizzeranno i grandi teatri dell’Ottocento, diventando, quindi, un luogo prestigioso. Con la costruzione del Teatro del Bibiena, il Teatro dei Comici diverrà Teatro Vecchio, ma manterrà per tutto il sec.XVIII la sua indiscussa funzione. Tra il 1770 e l’inizio dell’Ottocento Mantova vide trasformarsi in caserma numerosi edifici.

L’ultimo documento relativo al Teatro Vecchio sono le planimetrie del piano terreno e del primo piano eseguite nel 1791 da Paolo Pozzo. Durante l’assedio francese del 1796-1797 la penuria di legname costrinse i mantovani a demolire e bruciare il maneggio coperto della Cavallerizza e, proprio nel 1797, l’allestimento interno e la copertura del Teatro Vecchio. Il Teatro non venne più ricostruito e l’ampio vano, persa la sua funzione originaria, venne utilizzato di volta in volta come magazzino, deposito, maneggio coperto, annesso quindi al complesso delle Scuderie. Alla fine del 1800 il Teatro era definitivamente annesso alla Caserma, di proprietà del Demanio.

Nel “Plan de Mantoue et de ses environs” del 1800 al n. 32 figura “Teatro Archivio” mentre al n.31 “Teatro Scientifico”, quello del Bibiena.

Pianta piano terra al 1791
Bertazzolo,1628,particolare
Raineri, 1831,particolare
1800, particolare